Nuove ricerche confermano che le coltivazioni di alghe marine sono efficaci quanto gli ecosistemi costieri naturali nello stoccaggio del carbonio, evidenziando il potenziale dei metodi di rimozione del carbonio marino. Questo studio, supportato dall'IAEA e pubblicato su Nature Climate Change, dimostra che le coltivazioni di alghe marine possono immagazzinare carbonio organico nei sedimenti a tassi simili agli habitat naturali di Blue Carbon. Il Blue Carbon si riferisce al carbonio catturato e immagazzinato negli ecosistemi marini.
Gli scienziati dell'IAEA hanno utilizzato tecniche nucleari per valutare i tassi di interramento del carbonio nelle coltivazioni di alghe marine a livello globale. L'analisi dei dati provenienti da coltivazioni di alghe marine in cinque continenti ha rivelato che le alghe marine possono interrare il carbonio nei sedimenti a tassi comparabili agli habitat naturali di Blue Carbon. Questo apre nuove strade per mitigare il cambiamento climatico.
Carlos Duarte, autore principale dello studio e Chief Scientist di Oceans 2050, ha sottolineato che la coltivazione di alghe marine offre una soluzione scalabile per la rimozione del carbonio, insieme a benefici come il miglioramento della biodiversità, le opportunità economiche e la sicurezza alimentare. Il Global Seaweed Project, lanciato nel settembre 2020, continua a far progredire l'industria delle alghe marine stabilendo una metodologia verificata per i crediti di carbonio. Questo progetto mira a quantificare il sequestro di carbonio da parte delle macroalghe, promuovendo un nuovo mercato del carbonio blu.