La scoperta di un antico relitto greco al largo delle coste siciliane rappresenta un'eccezionale opportunità per approfondire la conoscenza della storia marittima del Mediterraneo. Questo ritrovamento, datato al VI o V secolo a.C., offre un'inedita prospettiva sulla vita quotidiana e sulle tecniche di costruzione navale dell'epoca. La ricerca, condotta dall'Università di Udine e dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, ha portato alla luce un tesoro di informazioni.
La profondità a cui giace il relitto, circa sei metri sotto il livello del mare, ha contribuito alla sua eccezionale conservazione. Tra i reperti rinvenuti spiccano l'albero maestro, frammenti di ceramica a figure nere, un vaso per unguenti con la parola greca "Nau" (nave) incisa, e una sezione ben conservata di cordame. Inoltre, sono state individuate sei ancore, di cui alcune in ferro e altre in pietra, che testimoniano l'ingegnosità degli antichi marinai.
Secondo le ricerche, la nave fu costruita con la tecnica "a guscio", che prevedeva l'utilizzo di tavole connesse tramite giunti a mortasa e tenone. Questa tecnica, all'epoca rivoluzionaria, permetteva di creare una struttura autoportante, robusta e adatta ad affrontare le insidie del mare. I risultati delle indagini hanno rivelato che le navi greche potevano trasportare merci per un valore stimato di circa 100.000 dracme, un'enorme somma per l'epoca. Inoltre, gli studi hanno dimostrato che la durata media di vita di una nave greca era di circa 20 anni, un periodo considerevole considerando le condizioni di navigazione.
Il ritrovamento del relitto greco in Sicilia non solo arricchisce il nostro patrimonio culturale, ma ci offre anche nuove chiavi di lettura per comprendere le dinamiche commerciali e culturali che caratterizzavano il Mediterraneo antico. La documentazione del sito, effettuata con rilievi e modelli 3D, consentirà agli studiosi di approfondire ulteriormente le loro ricerche e di preservare questo prezioso tesoro per le future generazioni.