Ripristino delle zone umide in Australia: un successo ecologico analizzato

Un recente studio pubblicato sul Journal of Environmental Management ha esaminato i benefici derivanti dal ripristino delle zone umide alluvionali lungo il fiume Loddon in Victoria, Australia. La ricerca ha evidenziato miglioramenti significativi nel sequestro del carbonio e nella funzionalità dell'ecosistema in un solo anno, offrendo spunti cruciali per le politiche ambientali.

Il ripristino delle zone umide ha mostrato una riduzione delle emissioni di carbonio e un aumento delle riserve di carbonio organico superficiale. Questo risultato è particolarmente rilevante se confrontato con il potenziale aumento delle emissioni di metano nelle torbiere ripristinate, rendendo le zone umide alluvionali un obiettivo di ripristino più efficace.

Secondo le analisi, il ripristino delle zone umide alluvionali è anche economicamente vantaggioso, con un ritorno sull'investimento stimato in circa cinque anni, considerando i benefici ambientali e la riduzione dei costi di gestione delle risorse idriche. Questo dato è stato confermato da un'indagine condotta dall'Università di Bologna, che ha analizzato i costi-benefici di progetti simili in Italia.

Lo studio ha inoltre evidenziato un aumento dell'umidità del suolo, migliorando la resilienza alla siccità, e un aumento della ritenzione di azoto, migliorando la qualità dell'acqua. La ricerca è stata guidata dal Centre for Nature Positive Solutions della RMIT University, con contributi del governo del Victoria e della Deakin University.

In Italia, progetti simili sono in corso per ripristinare le zone umide e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, con un focus particolare sulla conservazione della biodiversità e sulla promozione di pratiche agricole sostenibili. L'analisi dei dati raccolti in questi progetti sarà fondamentale per comprendere appieno i benefici ambientali ed economici del ripristino delle zone umide.

Fonti

  • Mirage News

  • Restored wetlands reap benefits for climate, drought-resilience after just one year, study shows

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