Negli anni '60, la NASA finanziò un controverso esperimento guidato dalla ricercatrice Margaret Howe Lovatt a St. Thomas, Isole Vergini Americane, con l'obiettivo di insegnare ai delfini a imitare il linguaggio umano. Peter, un tursiope, era il soggetto principale.
Margaret Howe Lovatt visse in una casa parzialmente allagata con Peter per un periodo significativo, creando un ambiente simile a quello umano per incoraggiare l'acquisizione del linguaggio. Peter sviluppò un forte legame con Lovatt, mostrando sia attaccamento che comportamento sessuale, che Lovatt affrontò in modo calmo e routinario.
A causa dei tagli ai finanziamenti e della natura controversa dell'esperimento, il progetto fu interrotto. Peter fu trasferito in una vasca più piccola a Miami, dove soffrì di isolamento e depressione. Secondo alcuni resoconti, incluso quello di John C. Lilly, Peter morì rifiutandosi di risalire in superficie per respirare, un atto interpretato da alcuni come suicidio. L'attivista per i delfini Ric O'Barry spiegò che i delfini sono respiratori consapevoli e Peter potrebbe aver intenzionalmente posto fine alla sua vita a causa di condizioni insopportabili.
L'esperimento solleva questioni etiche sulla comunicazione interspecifica, il trattamento degli animali nella ricerca e i limiti delle relazioni uomo-animale. L'uso di LSD su altri delfini nel progetto, come esplorato da Lilly, ha ulteriormente contribuito all'eredità controversa del progetto.